Qui, oggi, non voglio parlare di mala sanità, di colpe, di responsabilità.
Di questo c'è pieno il palinsesto televisivo degli ultimi giorni. Di questo si è sentito, scritto e letto di tutto. Io voglio soffermarmi sul DOLORE, quello strappo al cuore che non potrà mai essere ricucito, quel vuoto che MAI nessuno potrà piu riempire. Io voglio scrivere dell'atroce dolore che, in questo caso, i genitori della piccola Nicole stanno affrontando. Dell'ingiusto e devastante vuoto che questa bimba ha lasciato nelle loro vite e che nessuno potrà mai colmare. Io, da mamma, nell'ascoltare la notizia nei TG ho cercato per un istante di immedesimarmi nella situazione di questa madre che sua figlia non l'ha potuta abbracciare e che non l'abbraccerà mai.
Ho provato subito una grande stretta al cuore perché, anche solo l'idea che quello che dovrebbe essere il momento più bello nella vita di una donna, possa trasformarsi in una tragedia, mi ha quasi lasciata senza fiato. Dev'essere stata una cosa devastante per questa donna sentire "la sua ballerina" (come l'ha chiamata lei) crescere dentro di sè e immaginarsela, e poi questo incredibile sogno vederlo diventare un terrificante incubo.
Io ricordo quando nacque la mia prima figlia, la mia meravigliosa "Puffetta Gaia", ricordo bene la gioia incredibile ma anche la paura che provai quando nacque prematura.
Feci appena in tempo a vederla e poi via....di corsa in incubatrice in un ospedale diverso da quello dove ero ricoverata io. Già cosi mi sembrò un'ingiustizia, un'atrocità e per anni mi sono sentita responsabile di un distacco forzato dalla mia piccolina proprio nel momento in cui avrei dovuto starle più vicina. Per molto tempo ho pensato che la mia bambina si doveva essere chiesta "dov'è la mia mamma?" quando sono stata costretta a starle lontana per qualche giorno e a vederla solo attraverso le fotografie che il suo papà mi portava. E il mio "ingiusto supplizio" è durato poco perché alla fine Gaia ce la siamo portati a casa ed il nostro sogno è stato solo rinviato di una decina di giorni. Invece per questi due ragazzi non c'è giustizia al mondo, per il loro sogno non c'è spazio perché tutto si è concluso nel giro di tre ore. La gioia più grande e subito dopo il più ingiusto e grande dolore. La festa per la nascita e un attimo dopo l'incredibile devastazione della morte. Così intrecciate. Unite. Senza una comprensibile ragione.
Ed ora a loro non resta che il sapore amaro di un abbraccio non dato, non restano che le lacrime simbolo di un dolore che cambierà le loro vite per sempre. Perché una cosa del genere non passa, non si dimentica. Resta lì, congelata, pietrificata e pesante, nella mente e nel cuore.
E quando dico che non ci sarà mai vera giustizia intento dire che non esiste modo per curare, lenire o guarire la disperazione di una madre che ha perso sua figlia. Resterà per sempre una madre a metà perchè metà del suo cuore è volata via per sempre!
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