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21 agosto 2014

Mamma, lavoratrice full time e pendolare: si può davvero fare?


Questa è la mia faccia quando, ogni mattina, affronto (ebbene si, affronto!) il viaggio che mi separa dall'ufficio. Casa - ufficio è un viaggio, si, un viaggio! Ci metterei lo stesso tempo per arrivare al posto di mare più vicino o in collina, invece no, vado in ufficio! Un'ora e 15 minuti circa di incognite sul tempo che troverò per strada, di traffico, di camion che suonano, di macchine che sfrecciano.....assorta nei miei pensieri più profondi, più acuti e con la musica accanto a farmi da compagna. Moltiplicalo per due (anda e rianda) e aggiungici 9 ore (se va bene!) sul posto di lavoro....sono 11 ore e mezza esatte che dal lunedì al venerdì passo fuori casa, lontana dai miei figli e dai loro abbracci, dai loro pianti e dai loro sorrisi, dalle loro parole, dai loro pensieri....lontana dalla loro crescita. Lontana da tutto quel mondo che mi è più familiare e che appare faticosamente rassicurante, dalle mie cose, dalle "mie" persone; lontana dal tempo che scorre, ma immersa nello stesso tempo, che non torna!
Questo è quello che lascio. E non ritrovo mai la stessa situazione!



Lascio coccole e calore, lascio un'intimità rassicurante e mi butto a capofitto verso la frenetica nevrosi lavorativa dove trovo spesso malcontento, tensioni, problemi e.....poca limpidezza.
Eppure vado. Ogni santo giorno sono lì e ogni santo giorno mi chiedo se ne valga davvero la pena.
Una mamma part time che però quando c'è, c'è davvero; una moglie meteora di cui talvolta si avverte "il passaggio"; una donna lavoratrice a cui, nonostante tutto, il suo lavoro piace molto e al quale non potrebbe rinunciare. Ebbene si, i motivi per i quali non potrei fare la pazzia di licenziarmi per cambiare vita, sono sostanzialmente due: uno sfacciatamente economico (questo lavoro ci permette di vivere bene e di dare ai miei figli quel "qualcosa in più" che altrimenti non potrebbero avere!) ed uno decisamente psico emotivo (in fondo, lo so bene, non sono una donna che potrebbe rinunciare alla propria indipendenza e che saprebbe dedicarsi anima e corpo alla casa e alla famiglia senza avere ripercussioni psicologiche "serie").
Ma mi chiedo se possa esistere una sorta di giusto compromesso che mi permetta di vivere il mio tempo senza che mi travolga, senza farmi sentire sempre una donna a metà: mai davvero mamma, mai troppo lavoratrice, sempre troppo poco moglie. Mi chiedo se sia giusto davvero non riuscire a darsi un ruolo nè una collocazione definiti, nè in famiglia nè nel mondo lavorativo perchè sempre e costantemente sospesa in uno spazio in cui sei da una parte e dovresti o vorresti sempre essere dall'altra. Questo limbo, questo spazio senza spazio, questo mondo sospeso in cui sembra di vivere in una bolla di sapone.
Forse la condizione ideale sarebbe di avere un lavoro 8-16 vicino casa, allora si che potrei imbattermi davvero seriamente nell'evoluzione, nei progressi e nelle tappe evolutive dei miei figli! Forse così riuscirei a non perdermi nulla di loro, forse mi sentirei completa davvero: come donna, come mamma, come lavoratrice e forse riuscire anche ad essere una buona moglie!
A volte, come ora, quando la stanchezza prende il sopravvento, tutto diventa più difficile, l'aria più pesante, i pensieri più confusi, le emozioni più acute e tutto stride perchè nessuna domanda trova una risposta convincente, abbastanza convincente da mettere a tacere la coscienza che mormora e borbotta e non mi lascia in pace.
Mi sento come in un frullatore, stritolata da una vita che scorre troppo in fretta e da un tempo infinito che sembra fermarsi di fronte alle mie indecisioni e alle mie difficoltà.
Ma poi succede qualcosa che mi rimette in sesto: basta una telefonata inaspettata, un abbraccio dato al momento giusto, una mano che si tende e che ti fa sentire meno sola, meno inadeguata, meno sbagliata. Basta un piccolo gesto che riesca ad illuminare la mia vorticosa quotidianità e tutto riprende la solita inarrestabile fluidità.Il mio lavoro sembra avere più senso, il mio essere pendolare sembra concedermi le ore di viaggio per stare un po' sola con me stessa e godermi attimi di silenziosa musicalità, il mio essere mamma diventa una missione più possibile e a volte riesco anche a dare una sferzata di spensierata fantasia anche al mio rapporto di coppia.
Ci riesco, lo so che alla fine ce la faccio, ma tutto questo mi costa tormenti, rimorsi, sensi di colpa e domande che resteranno sempre senza una vera risposta. Il senso vero della mia vita però è proprio qui, in questa alternanza di momenti sereni e momenti bui che sono in fondo la spinta per farmi diventare sempre un po' migliore ai miei occhi e, chissà, forse un giorno, anche agli occhi dei miei figli che sono la linfa vitale della mia esistenza convulsa!

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