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17 aprile 2014

La gestione del distacco nella crescita!


E' una fase che arriva....è naturale che sia così.
Crescono ed è giusto che imparino a gestire la paura del distacco da mamma e papà.
Qualcuno inizia fin da piccolissimo: perchè va all'asilo nido o perchè viene affidato a nonni o baby sitter per questioni lavorative. A soffrire di più di solito è la mamma che, spesso e volentieri, inizia a pensare mesi prima al momento del rientro al lavoro e lo vive con una certa ansia e con incredibili sensi di colpa. Questo non aiuta e, al contrario, influenza negativamente anche il bimbo che sente l'insicurezza della mamma e la percepisce con un senso di "abbandono". E' un circolo vizioso difficile da spezzare, ma è necessario imparare a farlo, pena....la serenità di tutti!
Come ho vissuto io questa fase? In maniera molto differente con Puffetta Gaia e con Puffo Edino.
Gaia è nata prematura ed il primissimo distacco da me l'abbiamo forzatamente subìto al momento della sua nascita: non eravamo pronte, ci sembrava troppo presto per lasciarci così. Mi è sembrato una rapimento: dal mio grembo direttamente in una incubatrice. Ed in più in due ospedali differenti. E' sicuramente stata una sofferenza per entrambe e lo dimostra il fatto che, ancora oggi che lei ha ben 8 anni, siamo legate da un rapporto molto profondo che a volte genera nel nostro rapporto a due momenti di grande sofferenza.
Poi sono dovuta tornare al lavoro: aveva "solo" 8 mesi ed io la vedevo ancora troppo bisognosa di me e delle mie cure. Mi sono sentita con le spalle al muro: dovevo tornare in ufficio ma volevo con tutta me stessa vivermi la mia maternità in modo esclusivo ancora per un po'. Ci è voluto tempo e  fatica per abituarmi all'idea che quella sarebbe stata da lì in avanti la nostra quotidianità! Ho versato lacrime per giorni ed anche se la vedevo serena con i nonni e con il papà, io mi sentivo morire dentro ogni mattina, ad ogni distacco!
Poi è arrivato il momento dell'asilo: a 2 anni era abbastanza grande da capire che quella sarebbe stata una nuova sfida. Niente più mamma, ma anche niente più casa, niente più nonni, niente più papà....non più un ambiente ovattato in cui sentirsi protetta ma il primo vero contatto con il mondo esterno, il primo vero momento confronto con "l'altro". In realtà ci siamo abituate abbastanza in fretta alla nuova dimensione ed in questo devo dire che l'ambiente scolastico che abbiamo trovato ci ha aiutato parecchio. Maestre preparate e accoglienti, aule a misura di bimbo e regole impostate sul rispetto dell'unicità dell'individuo hanno fatto si che il tutto venisse vissuto come un naturale step di crescita.
Ora Puffetta Gaia ha 8 anni ma la situazione non è tanto cambiata, soprattutto per lei. Io ho imparato a gestire le mie ansie, le mie paure, le mie frustrazioni ed i miei sensi di colpa e riesco bene a metterli a tacere quando fanno capolino tra i miei pensieri. Lei....forse ancora ha bisogno di tempo.
Ora ogni tanto parto per questioni lavorative e mi allontano da casa per 4-5 giorni: cerco di prepararla, di spiegarle cosa succederà e con chi starà quando la mamma non ci sarà e le ripeto costantemente che anche se lontana sono sempre accanto a lei! Che l'amore non ha tempo nè confini e che supera ogni distanza, che è un po' faticoso il momento di lasciarsi ma che è meraviglioso l'abbraccio e la gioia del rientro! Cerco di rassicurarla sul fatto che non sarà mai sola e che la sua mamma sarà con lei anche quando non potrà vedermi, toccarmi o sentirmi.....io sarò sempre lì! Piano piano ci si sta abituando ed ogni distacco diventa sempre meno pesante e faticoso: emotivamente è difficile controllare la nostalgia, il senso di vuoto, soprattutto quando si hanno solo 8 anni, ma è giusto che lei ci provi e che metabolizzi il fatto che crescere vuol dire anche staccarsi dalla mamma, vuol dire anche imparare a gestire le emozioni, vuol dire anche riuscire a cavarsela "da soli". E' un percorso da fare insieme, un cammino che accompagna la crescita ma anche un dovere di noi genitori imparare a lasciarli andare, prepararli per spiccare il volo! E' faticoso ma necessario.
Con i secondi figli è tutto molto diverso: l'esperienza vissuta con i primi aiuta ed insegna e quindi anche per Puffo Edo sembra essere tutto più semplice. Lui vive il distacco come qualcosa di assolutamente naturale, senza troppe ansie, senza troppi pensieri. sarà anche che è più piccino, ma mi sembra meno complicato da gestire....emotivamente più lineare e sereno. Ed anche io lo lascio con uno spirito diverso: tranquilla del fatto che sa che io lo penserò e che il mio ritorno sarà sempre un momento di grandissima gioia!
Voglio concludere con un pezzo che è per me un dictat:

I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
Kahlil Gibran

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-7735>


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